
“Your mother in my room” di DelirumtremenS

Foto – Giada Pallara
Di e con: Lautaro Muñoz (regista), Isabella Moretti, Deborah Congedo, Diana Bettoja, Silvia Guerrier
Venice Open Stage – off
22 luglio
Una bella, intensa fisicità in un felice accordo di gruppo tra teatro e teatro danza: in “Your mother in my room” di DelirumtremenS si avverte una rabbia latente pronta a esplodere a ondate, un bipolarismo esistenziale che ha bisogno di consumare energie lasciando intanto emergere un senso sconfortato d’impotenza. Tutto fumo come per quel piccolo cilindro che si vede all’inizio in un filmato in bianco e nero e che poi anche ritorna, quasi metafora di forze consumate invano, il mondo comunque desolato come quella piatta periferia milanese che fa da sfondo?
E’ un maschio nudo, visione parziale, a tenere quel tubo fumoso mentre la tensione densa di collera è solo femminile, delle interpreti in scena che si scambiano i ruoli: in ogni caso senza speranza? Quel titolo indica anche una difficoltà di convivenza, donne che non riescono a condividere il legame con lo stesso uomo, così come gli spazi?
Il maschio, il coautore e regista, entra in scena solo brevemente per una scopata brusca, veloce, al limite dello stupro.
Secchiate di pezzi carta come spazzatura. Senza tentare almeno un po’ di solidarietà? La danza facilita l’accordo, ma torna più volte il disprezzo tra sputi, dispetti e violenza anche all’interno del mondo femminile. Ci si sente legate: per una corda reale su una sedia o che si debba sbucciare una mela.
Voglia di fuga in ogni forma? Ci si tuffa in quella che viene dichiara non essere farina. Si urla insieme. L’autoerotismo – appena accennato – può compensare un vuoto tanto grande?
Il corpo è immerso in una quotidianità volgare tra hamburger veri o finti e ketchup. Sì: una fisicità con la voglia di esplodere. Ma si avverte insieme l’urgenza di deridere il mondo con quelle bandierine USA infilate nel culo da muovere a ritmo. Scena finale. Con una seconda apparizione maschile: a lui il compito di versare altro ketchup sulle brave protagoniste, una notevole concentrazione, al singolare e insieme.
Uno spettacolo che avanza per frammenti, situazioni, irrisorio, beffardo, ma anche dolente, dalle eccellenti competenze teatrali, che si vorrebbe forse anche più estremo nella scelta tra drammatica infelicità e visione comico grottesca dell’esistenza.
Alberto Baraghini, Katia Caselli, Stefano Cordella, Francesco Montagna, Valeria Ottolenghi